Il ciliegio venne adottato dai Samurai quale emblema di appartenenza alla propria classe. Nell’iconografia classica del guerriero, il ciliegio rappresenta insieme la bellezza e la caducita’ della vita: esso, durante la fioritura, mostra uno spettacolo incantevole nel quale il Samurai vedeva riflessa la grandiosita’ della propria figura avvolta nell’armatura, ma e’ sufficiente un improvviso temporale perche’ tutti i fiori cadano a terra, proprio come il Samurai puo’ cadere per un colpo di spada infertogli dal nemico. Il guerriero, abituato a pensare alla morte in battaglia non come un fatto negativo ma come l’unica maniera onorevole di andarsene, riflette’ nel fiore di ciliegio questa filosofia. Un antico verso ancora oggi ricordato e’ “hana wa sakuragi, hito wa bushi“, che tradotto significa “tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero“. Coincidendo con l’equinozio di primavera, la fioritura del ciliegio rappresenta la rinascita, il rinnovamento, la forza vitale insita in tutte le cose di questo mondo. Un simbolo di vita, dunque, ma anche del suo naturale ‘opposto’: il fiore di ciliegio, appena raggiunge il massimo del suo splendore, si stacca e muore, viene portato via dal vento e con esso si disperde. La vista di un ciliegio in fiore e’ davvero emozionante: fa emergere prepotentemente nel nostro animo sentimenti apparentemente contraddittori, di gioia ma anche di sgomento, di smarrimento. Il fiore di ciliegio e’ testimone del fatto che la vita e’ un dono meraviglioso, ma anche che dura poco. Si narra che il colore dei fiori del ciliegio in origine fosse candido ma che, a seguito dell’ordine di un imperatore di far seppellire i Samurai caduti in battaglia sotto gli alberi di ciliegio, i petali divennero rosa per aver succhiato il sangue di quei nobili guerrieri. Anche quelli che, tra i Samurai, secondo il loro codice d’onore, decidevano di suicidarsi, sembra fossero solito farlo proprio sotto gli alberi di ciliegio Le nostre paure pipu’ profonde, variamente camuffate, trovano origine in quella che forse e’ la piu’ grande di tutte le paure: la paura della morte. Tema ben noto ai guerrieri Samurai, educati alla concezione non dualistica di vita-morte. Il guerriero e’ consapevole che e’ solo di passaggio sulla terra, e che il suo vivere e’ magnifico quanto effimero, esattamente come un fiore di ciliegio.
Davvero molto interessante,fa riflettere…
Questo parallelismo mi ha portato ad esprimere una considerazione. Quando siamo in un momento di splendore della nostra esistenza dovremmo godercelo come un dono ma senza abituarci a quella condizione ed essere consapevoli che non durerà sempre;tutti prima o poi abbiamo uno tsunami che ci attende. Spesso ci comportiamo come fossimo eterni e non curiamo l’essenziale, cioè essere noi stessi compiutamente;ci priviamo di certe gioie per correre da mattino a sera dietro ad obiettivi inesistenti. Il pensiero della brevità e della caducità ci induce ad accelerare per bere tutta d’un fiato la vita che ci sfugge, quando in realtà basterebbe rallentare e pensare, assaporare, respirare a fondo ed ascoltare le emozioni lasciando che ci riempiano. Vivendo così forse riusciremmo ad affrontare meglio le tempeste ed accettare la morte come evento naturale dopo aver vissuto intensamente.. Quei fiori rosa che ci accompagnano nel cammino con la loro bellezza voleranno via nel vento, come è giusto che sia, ma noi non ce ne accorgeremo perché quando lei arriva noi non ci saremo più.