E’ detto che l’Aikido sia il mezzo di unione degli esseri umani mediante l’armoniosa convivenza, o la Via per raggiungere uno spirito di amore verso tutto cio’ che e’ creato. Trattandosi di arte marziale, vale a dire guerresca, nasce il problema di come sia possibile in pratica armonizzare il nostro spirito con quello di un avversario che ci aggredisce e rispondere con amore a tale aggressione. La pratica dell’Aikido permette di rispondere al quesito. La natura umana e’ incline alla soluzione dei contrasti mediante l’uso della forza; chi conosce il principio evangelico di “offrire l’altra guancia” sa quanto sia difficile realizzarlo nella vita quotidiana. Nel nostro subconscio l’istinto atavico della necessita’ di combattere per sopravvivere fluisce nel conscio, non appena ci sentiamo minacciati. Secondo il pensiero di Ueshiba Sensei, fondatore dell’Aikido, aiki trascende il puro livello tecnico-utilitaristico e si espande ed ingloba in se’ quello di armonia, di amore, di conciliazione per tutti gli esseri umani .
Amore-Armonia-Conciliazione-Aikido
La comprensione intellettuale di questo principio non ci garantisce pero’ la capacita’ di trasformarlo in realta’. Naturalmente la trasformazione necessaria al passaggio dalla forma jutsu, (vale a dire da un’idea di vita intesa a dominare un avversario), a quella di do (via di lavoro interiore), richiede un lungo studio e provoca innumerevoli cambiamenti nell’allievo, sino a farlo sembrare diverso dagli altri, come se vivesse in una dimensione diversa. In effetti, il praticante che riesce a vivere l’aiki e’ diverso perche’ e’ il frutto di una lunga e vittoriosa lotta con le innumerevoli carenze del proprio carattere . La nostra epoca da poco spazio alle cose dello spirito, ritenendo molto piu’ importanti il denaro, le armi, il prestigio, la forza e ci spinge alla ricerca di sempre maggiori beni esteriori in un groviglio inestricabile di insoddisfazioni e frustrazioni, che nascondono le cose semplici e vere della vita che sole possono dare la serenita’ L’aikido, accentuando l’importanza dell’armonia, dell’amore, della riconciliazione tra gli esseri umani, e’ una pratica rivoluzionaria che puo’ mettere in crisi alcune innaturali storture della nostra societa’ e propone un piu’ umano e semplice ideale di vita con la ricerca della verita’ dell’esistenza in noi. L’aikido di Ueshiba e’ un mezzo per riscoprire l’antica saggezza che faceva accettare all’uomo quanto la vita offre nella sua totalita’; il suo studio ci permette di condurre l’episodio dell’esistenza terrena con naturalezza e serenita’ senza che le incongruenze della societa’ in cui viviamo possano rompere l’equilibrio raggiunto, ma scorrano su di noi senza lasciare profonde ferite. I traguardi morali raggiungibili con la pratica dell’aikido sono validi per ogni nazione e cultura, perche’ sono valori universali: lottare con i difetti del proprio ego, vivere in semplicita’, avere una ricca vita interiore, essere generosi con chi e’ meno fortunato di noi, avere maggiore rispetto per la natura, sono qualita’ che oggi l’umanita’ deve ritrovare se non vuole cadere in un’involuzione. Ciascun essere umano, indipendentemente dalla matrice culturale e dalla nazionalita’, se riesce a vivere l’idea di aiki nella vita di ogni giorno, comprende che l’aikido, piu’ che un eccellente mezzo di difesa personale, e’ una scuola di autoperfezionamento. In questo senso il suo studio non ha fine e termina unicamente con l’esistenza del praticante. Il maestro Ueshiba, , inglobo’ nella sua arte le tecniche piu’ rappresentative delle varie scuole di bujutsu, comprese quelle che per la loro pericolosita’ erano state tralasciate da Jigoro Kano nel judo. Il suo infaticabile studio gli aveva permesso di fondere in una mirabile sintesi i concetti fondamentali delle varie scuole che tutte superava per completezza ed efficacia quale mezzo di combattimento. Sarebbe potuto divenire una nuova arte marziale o uno sport, ma egli supero’ questi limiti. La novita’ della sua intuizione risiede non tanto nella diversita’ nelle tecniche o negli allenamenti per padroneggiarle, quanto nell’attuazione pratica del principio aiki, nella capacita’ di armonizzare i propri movimenti con quelli dell’aggressore, indipendentemente dalla sua velocita’ e forza. L’essere riuscito a realizzare materialmente tale principio, da sempre teorizzato ed auspicato dai maestri delle scuole di budo, e l’avere creato un sistema che permette a tutti di realizzarlo, fa del maestro Ueshiba il genio delle arti marziali. Il suo valore non si arresta pero’ all’aspetto della pratica: come abbiamo gia’ accennato, assume un profondo valore etico, morale, sociale, investendo l’intera personalita’ umana in un dinamico anelito di pace, di armonia tra la realta’ del proprio io e la societa’ circostante, per raggiungere la comprensione della Realta’ Ultima. Quanto sopra e’ oggettivamente difficile da realizzare, perche’ i veri maestri che possono guidarci sono pochi, e perche’ la maggioranza degli allievi si ferma allo studio degli aspetti pratici.Il passaggio da una concezione materialistica della vita ad una spirituale comporta tali e tanti sacrifici, che solo una minoranza desidera sperimentarli. Come gia’ detto la maggioranza si ferma al primo gradino: il controllo tecnico; alcuni raggiungono lo stadio sociale di cooperazione e reciproco aiuto; pochissimi aspirano a raggiungere l’ultimo stadio, quello realizzato da Ueshiba, in cui l’individuo si fonde e si armonizza con ogni aspetto del creato e puo’ dire come il maestro: “l’Universo e’ in me, io sono l’Universo”. Gli altissimi ideali etici e la difficolta’ non devono spaventare chi varca la soglia di un dojo, percorrere la via e’ indice di avanzamento e le varie tappe che si raggiungono dipendono esclusivamente dalla capacita’ di perseverare e di non arrendersi dinnanzi alle inevitabili cadute, La via dell’aiki e’ come il corso di un fiume: alla sorgente l’acqua trova sassi e fenditure che ne ostacolano il fluire e la frantumano in innumerevoli rivoli; quando giunge al piano, dimentica delle difficolta’ iniziali, l’acqua percorre maestosa il suo inarrestabile percorso verso il mare. Aikido e sport L’aikido pur essendo un’attivita’ di movimento, non e’ uno sport distaccandosene per alcuni elementi fondamentali. Lo sport di massa e’ ben lontano dal primo ideale che lo ha generato, di questo restano solo belle definizioni che raramente si realizzano nella pratica. Cio’ e’ la conseguenza dell’esagerata componente agonistica e di spettacolo perseguiti come fine a se’ stessi. Queste mie parole non vogliono per nulla sminuire il valore dello sport, che se e’ gestito seguendo i principi etici che lo hanno generato, e’ indubbiamente portatore di valori; tutto dipende dal modo in cui le cariche etiche insite nelle attivita’ di movimento, aikido compreso, sono trasferite dal piano teorico a quello pratico. In ogni caso, sia ben condotto o no, lo sport ha per fine la vittoria su un altro, il superamento di un record; la selezione impedisce alla maggioranza di partecipare, e presto da partecipante si passa al ruolo di spettatore. Il fine dell’aikido e’ invece l’acquisizione di uno stato d’armonia con se stessi e gli altri, tutti i praticanti possono raggiungerlo e mantenerlo per la vita, indipendentemente dalle caratteristiche biologiche ed ereditarie di ciascuno. Il raggiungimento di un traguardo sportivo implica il sacrificio degli anni della giovinezza. Questo e’ un fatto giusto se e’ compiuto in vista del miglioramento della persona che lo compie, e non del risultato; e’ spostato il punto focale dalla persona alla misura, al tempo, alla tecnica e questo rende inutili i sacrifici compiuti da tanti giovani, che nel loro declino come atleti, non trovano piu’ significato e valore in se’ stessi. Ha senso tutto cio’ considerando che il risultato ottenuto e inconsistente nella sua durata? Per volonta’ del Fondatore nell’aikido manca l’elemento agonistico. In aikido quindi la ricerca della superiorita’ su un altro e’ esclusa, tanto e’ vero che negli allenamenti i praticanti sono indicati come toried aite. Questa mancanza di elementi agonistici, se da un lato preserva l’aikido , dall’altro ne ha ostacolato la diffusione e la comprensione perche’ siamo impreparati ad assistere o partecipare ad attivita’ che non sono sintetizzare in una classifica o in un punteggio. “Ma quando combattete…”, questa e’ una tipica frase di chi non conosce l’aikido, quando e’ spiegato che non ci sono gare ne’ combattimenti, sentiamo rispondere: “ma allora come fate a sapere chi e’ piu’ bravo, che sport e’?” Il nocciolo della questione e’ proprio questo: l’aikido nella sua formulazione originale non e’ uno sport. Tale constatazione provoca una specie di choc nell’ascoltatore che, per giudicare il valore e l’efficacia di una qualsiasi attivita’, ha bisogno di un risultato esteriore, oggettivo, riducibile in misure o numeri. L’aikido e’ sempre un incontro (non scontro) tra due eguali, e nessun giudice o arbitro puo’ giudicare l’interiorita’ o sindacarne il lavoro. Quanto e’ lontano tutto cio’ dallo sport al servizio di una societa’ egoistica che sfrutta la folla, che legittima le ineguaglianze tra gli uomini, e li rende infelici per inutili bisogni!
Il vostro Aikishugyosha