- Fa qualcosa di sciocco come camminare scalzo nel parco o bagnare i piedi in una fontana. Prova qualcuna delle cose che “non sta bene fare”. Apriti a cose che non hai mai fatto perchè erano sciocche o banali.
- Ricorda che la paura di sbagliare è assai spesso paura di essere ridicolo o disapprovato. Se lasci che gli altri si tengano le loro opinioni, le quali nulla hanno a che fare con te, puoi cominciare a valutare il tuo comportamento secondo i tuoi, e non i loro, criteri di giudizio. Stimerai le tue capacità, non già migliori o peggiori, bensì semplicemente diverse da quelle degli altri.
- Tenta di fare cose che hai sempre evitato, dicendoti: “in questo sono bravo”. Potresti trascorrere un pomeriggio a dipingere un quadro, e divertirti un mondo. Se il risultato sarà men che magistrale, non avrai fallito: avrai passato una mezza giornata piacevole.
Voglio usare questo paragrafo, tratto dal libro “Le Vostre Zone Erronee” di Wayne W. Dyer, come spunto per una personale riflessione: la paura di sbagliare sul tatami che si genera nel “principiante”.
Quando si entra per la prima volta in un dojo, di solito la reazione è di folgorazione-entusiasmo: “sì, anch’io voglio essere bravo così!”. Si fanno le lezioni di prova e poi ci si iscrive ufficialmente. I primi tempi i principianti vengono guidati, istruiti nei movimenti base, nelle cadute e nelle varie tecniche da studiare o eseguire. Poi arriva il momento in cui il principiante viene seguito solo parzialmente, successivamente solo nelle situazioni (tecniche) più complesse, articolate.
In questi ultimi tempi ciò che noto è una sorta di immobilizzazione da parte delle cinture più “giovani”, quando viene chiesto loro di essere autonome, intraprendenti.
Noi cinture più “alte” non diamo per scontato che la tecnica sia stata completamente capìta subito, a volte non le comprendiamo subito neanche noi, ma abbiamo bisogno di capire, vedere cosa il nostro compagno più inesperto ha recepito (parte della tecnica o il suo insieme, cosa fare e come spostarsi, la caduta, ecc.). Molto spesso , quando viene chiesto di PROVARE a ripetere la tecnica, le cinture bianche restano immobili, come cervi abbagliati dai fari su una strada di notte.
A questo punto mi chiedo : non avranno compreso nulla? avranno paura di sbagliare? come posso aiutarli se non so quanto o cosa hanno capito? E poi mi accorgo che ciò che li blocca di più è la paura di sbagliare. Ritengo che in situazioni come gli allenamenti in un’arte marziale sia più che giusto, se non doveroso, SBAGLIARE.
Siamo talmente inquadrati nello stereotipo in cui sbagliare sia un fallimento che non ci diamo la possibilità di provare e lasciarci guidare da che ne sa più di noi, per poi farci correggere: DATEVI LA POSSIBILITA’ di provare, di sbagliare, di fare giusto subito, di dire “non ho capito nulla”. Spesso, terrorizzati da un possibile sbaglio, i principianti chiudono la loro mente agli aiuti che non siano verbali; ma nelle arti marziali si studia soprattutto COL CORPO: lasciate che il vostro compagno vi guidi fisicamente (!) alla realizzazione completa della tecnica, lasciate le parole per la fine della lezione. Molto spesso non ci sono parole corrette per aiutare a capire tecniche create dalla nostra cultura, ancora di più risulta difficile se le tecniche arrivano da una cultura come quella giapponese! Un famoso detto recita: “chi si ferma è perduto” e in questi casi/momenti è vero, anche se meno drastico. Non fatevi fermare dalla paura di non riuscire al primo colpo, lasciate che i colleghi più anziani vedano se e cosa avete capito, date loro la possibilità di aiutarvi.
Francesca Manduca